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LA FORESTA FOSSILE DI DUNAROBBA
Siamo nell’Umbria meridionale, esattamente ad Avigliano Umbro.
Siamo anche nella zona ovest dell’antico Lago Tiberino, che si estendeva da Sansepolcro (Toscana) fino alla conca ternana. Milioni di anni fa, in tale zona, sulle rive dell’ampio lago, scorreva un grande fiume che da Todi si dirigeva verso Terni. Periodicamente questa grande pianura veniva alluvionata dalle esondazioni di questo ramo impetuoso, provocando l’accumulo di depositi sabbiosi argillosi che nel tempo hanno innalzato il terreno.
Verso gli inizi degli anni ‘80, durante lo scavo di una cava di argilla destinata alla fabbricazione di mattoni, venne alla luce la foresta fossile di Dunarobba, una foresta di tronchi conservati incredibilmente in posizione originaria proprio grazie a questo fenomeno di seppellimento.
La foresta di Dunarobba è un sito paleontologico e un monumento naturalistico unico al mondo, oggi SIC (sito di importanza comunitaria) e dipendente dalla Soprintendenza per i beni archeologici dell’Umbria.
La foresta si raggiunge a piedi dal Centro di Paleontologia Vegetale, dove è anche la biglietteria, attraverso un percorso di qualche minuto. Una guida del centro vi accompagnerà e vi darà spiegazioni.
Sono visibili i resti di circa quaranta tronchi di gigantesche conifere risalenti a 2,6 milioni di anni fa (pliocene). Gran parte della’antica foresta è ancora sepolta dal sedimento, a circa 40 metri dall’attuale livello, ma purtroppo non recuperabile.
I tronchi sono tuttora conservati in posizione di vita e anche il legno originario mantiene le proprie caratteristiche. Si trattava di piante colossali, simili alle sequoie, capaci di raggiungere i 3,75 di diametro e un’altezza di dieci metri.
Dopo la scoperta, la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Umbria ha iniziato un lungo lavoro di documentazione e di salvaguardia del sito, soprattutto atto a contrastare il degrado del legno dovuto principalmente dall’azione degli agenti atmosferici.
Per itinerari in Umbria, servizi guida turistica e informazioni CONTATTAMI !!!
I MISTERI DI SANTA CRISTINA A BOLSENA
Ogni anno il 23 e il 24 luglio a Bolsena si svolge la festa di Santa Cristina, patrona della città. La piccola Cristina, figlia del prefetto di Bolsena Urbano, ai tempi dell’imperatore Diocleziano (III secolo d.C), fu martire cristiana e venne uccisa dopo essere stata sottoposta ai dieci Misteri (violenze che il suo povero corpo dovette subire).
Il giorno della vigilia si celebra l’Eucarestia sulla tomba della Martire nella Grotta, all’interno della Basilica a lei dedicata.La sera del 23 e la mattina del 24, su palchi di legno allestiti nelle piazze, lungo un percorso che parte dalla Basilica fino alla chiesa del SS. Salvatore (nella parte alta della città, di fronte al castello), si rievocano i martiri di Santa Cristina in maniera muta e immobile, grazie alla partecipazione dei bolsenesi che, in costumi romani, ricordano ogni momento tragico e ogni pena inflitta sul corpo della piccola, impersonata in ogni stazione da una fanciulla del posto. Ecco così che si può vedere: il martirio delle verghe, il taglio della lingua, il momento in cui la giovane viene gettata nelle acque del lago, Santa Cristina nella fornace, il carcere, il supplizio della ruota, Santa Cristina nella caldaia, i Diavoli che trascinano all’inferno il padre, il martirio delle frecce, i serpi contro Santa Cristina.
Durante la rappresentazione e lungo lo stesso percorso viene trasportata in processione e accompagnata dal flusso di fedeli, la statua della Santa che l’indomani farà il tragitto inverso (dalla Chiesa del SS. Salvatore alla Basilica) mentre sarà possibile ammirare le altre cinque rievocazioni fino alla la sepoltura.
Tanti complimenti a chi si adopera per organizzare questo evento toccante e suggestivo, nella bella città di Bolsena. Le pose monumentali degli interpreti, i costumi ricercati, l’immedesimazione dei personaggi, la magia di un borgo antico di sera e la quiete di una città sul lago di mattina, riescono a trasmettere un’emozione quasi indescrivibile e a far rivivere intensamente la passione della Santa insieme al passato romano. Due giorni dove la fede e la devozione sono i veri protagonisti.
GUIDA TURISTICA SPOLETO
La visita di Spoleto può iniziare dalla parte alta della città, dove si arriva comodamente percorrendo le lunghe scale mobili (accesso nei pressi di Porta Ponzianina) e dove si concentrano i maggiori monumenti e i segni del passato romano.
Primo impatto visivo è quello della Rocca Albornoz (m. 453), voluta dal cardinale Albornoz come punto di appoggio del dominio papale e realizzata da Matteo di Giovanello, detto il Gattapone, che progettò una costruzione rettangolare con sei torrioni. In seguito ampliata e decorata di affreschi, è oggi sede del Museo Nazionale del Ducato.
La via che costeggia la Rocca, via del Ponte, fiancheggiata da un tratto di mura romane poligonali, permette di arrivare in pochi minuti a piedi di fronte al suggestivo panorama sul Monteluco e dal Ponte delle Torri.
Una passeggiata sul Monteluco (da lucus, ossia bosco sacro) permette di raggiungere suggestivi belvedere e piccole grotte di mistica atmosfera dove si ritiravano gli eremiti. Vi sorge il Santuario di Monteluco (773 mt), costruito su un primitivo insediamento francescano dove, secondo la leggenda, san Francesco fece sgorgare un pozzo d’acqua freschissima. Il santuario, oggi meta di pellegrinaggi, conserva la cappellina dove il poverello di Assisi si ritirava a pregare.
Il ponte delle Torri è una delle attrazioni di Spoleto. Si tratta di un acquedotto risalente al XIII-XIV secolo alto 76 metri e lungo 230, che doveva convogliare l’acqua nella parte alta della città e allo stesso tempo servire da accesso al Monteluco.
Si torna indietro a Piazza Campello e da qui si arriva presto in via dell’Arringo che apre una visuale straordinaria sul monumento più importante della città: la Cattedrale di S. Maria del Vescovato, facendo passare lo sguardo lungo una cortina di edifici quattrocenteschi, il Teatro Caio Melisso (1664), la ex chiesa di S. Maria della Manna d’Oro.
Il Duomo (XII secolo) ha in facciata una grande rosa centrale e un maestoso mosaico bizantineggiante (1207); un elegante portico rinascimentale immette all’interno modificato nel XVII secolo. Da vedere: la cappella Eroli con afferschi del Pinturicchio, la tomba di Fra Filippo Lippi, la cappella della Santissima Icona con l’immagine della Madonna donata alla città dal Barbarossa nel 1185, la Croce dipinta su pergamena di Alberto Sozio (1187), il prezioso autografo di san Francesco a frate Leone nella cappella delle Reliquie. Notevoli gli affreschi del presbiterio di Filippo Lippi (1467-69) con storie della vita di Maria.
Usciti dalla cattedrale si ha di fronte il Palazzo comunale, rinnovato nel ‘700. Si giunge presto a Piazza del Mercato (cuore della città romana) e da qui si attraversa l’Arco di Druso, ingresso monumentale al foro costruito nel 23 d.C. in onore di Druso, figlio di Tiberio. Adiacente all’arco si trova la chiesa di S. Ansano del XII secolo ma inserita su un edificio di culto del VII secolo (oggi in forme settecentesche). All’interno è possibile visitare la suggestiva Cripta di S. Isacco (XII secolo) con affreschi interessanti sulle pareti. Adossati alla chiesa sono ben visibili i resti del tempio romano del I secolo con cella e pronao con quattro colonne nella fronte.
Da piazza della Libertà è possibile vedere i resti del teatro romano del I secolo (meglio visitabile dal monastero di S. Agata) e oggi riutilizzato per concerti e spettacoli.
Avendo a disposizione ancora tempo si può scendere attraverso la cosiddetta Traversa interna verso Corso Garibaldi, passando per Piazza Torre dell’Olio dove, secondo la tradizione, Annibale venne messo in fuga, durante l’assedio alla città, dagli spoletini con l’olio bollente e dove si slancia l’altissima Torre dell’Olio. In piazza Garibaldi sorge la chiesa romanica di San Gregorio Maggiore con portico del ‘500, al cui interno sono visibili affreschi medievali del XII secolo.
Si è giunti così in prossimità del punto di partenza. Il percorso di visita si può effettuare anche in senso contrario. In ogni caso, riprendendo pullman o auto si possono ancora raggiungere le splendide chiese fuori le mura: San Pietro, la cui facciata è un capolavoro della scultura romanica umbra, la Basilica di S. Salvatore, il più antico edificio paleocristiano (IV-V secolo) con un suggestivo interno realizzato con materiale di spoglio, S. Paolo inter Vineas (X-XII secolo) con ampio ciclo di affreschi duecenteschi, San Ponziano dove secondo la tradizione fu sepolto il martire spoletino Ponziano, patrono della città.
Non si può infine non citare il Festival dei Due Mondi, fondato nel 1958 dal musicista Gian Carlo Menotti, che trovò proprio in Spoleto la città ideale dove l’opera, la lirica, la musica da camera, la prosa e il balletto fossero i protagonisti di un evento prestigioso e mondano di portata internazionale.
PER VISITE GUIDATE A SPOLETO CON GUIDA TURISTICA AUTORIZZATA O PER INFORMAZIONI CONTATTAMI !
CON IL GRUPPO MARCHIGIANO DI TORRE SAN PATRIZIO!
Bella giornata di tour con il Centro Sociale S. Francesco di Torre San Patrizio (FE).
Prima visita guidata a Civita di Bagnoregio con il gruppo mattiniero che arriva già prima delle otto per assaporare il silenzio e la magia che regna nella cosiddetta Città che muore. Il fresco e la pace rendono il giro molto più suggestivo.
Un ricco pranzo ad Orvieto per proseguire con la visita alla città umbra nota per i suoi monumenti principali: il Duomo con le sue guglie che sembrano svettare verso il cielo e il Pozzo di San Patrizio con i suoi 62 metri di profondità.
Sandro, il capogruppo nonché presidente del centro, ha saputo organizzare con molta dedizione una piacevole gita
GITA A SPOLETO E CASCATA DELLE MARMORE CON IL “CENTRO DELLE CULTURE E DELLE GENERAZIONI” DI ROMA
E’ un bel martedì di giugno e con Giorgio, presidente del CSA (Casa delle Culture e delle Generazioni di Roma), ci incontriamo per una giornata da trascorrere tra Spoleto e la Cascata delle Marmore.
Spoleto, affascinante città romana, medievale e ottocentesca della Valle umbra meridionale, si apprezza in tutta la sua bellezza dall’alto del colle S. Elia, dove si arriva con un lungo tratto di scale mobili. Nella parte della città sono concentrati i monumenti più importanti: la Rocca Albornoz (1359), poderosa fortificazione oggi Museo nazionale del Ducato; il Ponte delle Torri, gigante in calcare costruito come acquedotto (XII secolo) per convogliare le acque nella parte alta di Spoleto e alla Rocca; affascinante la vista sul Monteluco, luogo sacro con suggestivi belvedere e piccole grotte di mistica atmosfera, dove oggi sorge il Santuario di Monteluco, costruito su un primitivo insediamento francescano e dove secondo la leggenda San Francesco fece sgorgare un pozzo d’acqua freschissima.
Con una breve camminata si scende a Piazza del Duomo, dove la via dell’Arringo conduce alla straordinaria vista sulla facciata della Cattedrale. Iniziato sul finire del XII secolo e profondamente modificato al suo interno nel XVII secolo, il Duomo presenta all’esterno la grande rosa centrale e il maestoso mosaico bizantineggiante del 1207. All’interno interessanti opere: la Cappella Eroli con affreschi del Pinturicchio, la Croce di Alberto Sozio (1187), la Santissima Icona (Madonna donata dal Barbarossa nel 1185 alla città di Spoleto per riconciliarsi con essa dopo la distruzione avvenuta nel 1155), gli affreschi del presbiterio di Filippo Lippi con le Scene di Vita della Madonna (1467-69).
La passeggiata prosegue verso l’Arco di Druso (23 d.C.), prova del passato romano, costruito nei pressi del foro romano e a fianco di un tempio del I secolo d.C., composto da una cella e da un pronao con quattro colonne sulla fronte.
Un pranzo a base dei piatti locali nel centro di Spoleto è quello che ci vuole per riposare ed apprezzare le specialità della tradizione.
SI prosegue così verso la Cascata delle Marmore, la più grande in Europa con i suoi tre salti e i suoi 165 metri di altezza. Sono le 16 e riusciamo ad assistere proprio all’apertura delle acque. Piove anche un pò, ma temerari affrontiamo il percorso n. 2 che permette di arrivare al secondo salto e vedere la cascata in tutta la sua energia.
Soddisfatti di tanta bellezza decidiamo che è ora di rientrare. L’Umbria ancora una volta colpisce per il fascino dei suoi borghi, per gli spettacoli della natura e per il paesaggio incontaminato. A presto!
TOUR PASQUA 2014
Bellissima Pasqua quella trascorsa con i simpaticissimi amici della Valcamonica!
Un tour tra Lazio e Umbria con soggiorno sul Lago di Bolsena! Il nostro incontro è in hotel da dove si parte alla volta di Todi, attraversando Orvieto e il Lago di Corbara. Antica città umbra sita su un colle scelto, secondo la leggenda, da un’aquila (oggi simbolo comunale), ha nella magnifica Piazza del Popolo il proprio fulcro fin dai tempi antichi: vi si affacciano la Cattedrale e i Palazzi pubblici.
Si prosegue per Spoleto dove ci si ferma a mangiare i tipici strangozzi in un caratteristico e accogliente locale! Dopo pranzo si passeggia per la bella città sede del festival dei due Mondi. Magnifico il Duomo di S. Maria Assunta con bella facciata dagli otto rosoni e all’interno l’abside affrescato da Filippo Lippi. La camminata prosegue verso la vista sul Ponte delle torri e il Monteluco (da lucus, bosco sacro), dove San Francesco, secondo la leggenda, fece sgorgare acqua freschissima e dove piccole grotte di mistica atmosfera furono scelte da eremiti per il ritiro e la preghiera.
Si riprende il pullman per l’ultima tappa del giorno: Cascata delle Marmore! L’impatto visivo suscita sempre meraviglia e stupore e da vicino i tre salti sono ancora più sorprendenti. Si parte dal belvedere inferiore per percorrere il sentiero n. 2, quello che ti permette un incontro più ravvicinato con le acque. Qualche coraggioso sale fino al belvedere superiore. Il fragore delle acque, l’energia che sprigionano, concludono in bellezza l’intensa giornata in Umbria.
Secondo giorno dedicato alla Tuscia, antica terra etrusca. Si visita Tuscania, bellissima cittadina medievale in provincia di Viterbo, incorniciata da uno splendido paesaggio collinare su cui si trovano due gioielli dell’architettura romanica: San Pietro e Santa maria Maggiore. Proseguimento verso Tarquinia, per conoscere le radici etrusche della zona. Il palazzo Vitelleschi ospita il museo archeologico etrusco dove sono raccolti preziosi reperti che vanno dai sarcofagi, alle ceramiche di corredo funebre agli affreschi staccati dalle tombe e ricollocati in appositi spazi.
Il nostro giro si conclude a Viterbo, la città dei papi, la vecchia città etrusca oggi cinta da mura medievali. Numerose le fontane che animano le piazze, incantevole il quartiere medievale di San pellegrino, con le architetture intatte e i numerosi profferli (i balconi tipici del viterbese).
Ci salutiamo qui, nella mia città, l’allegro gruppo proseguirà ancora un giorno verso la Toscana, prima di rientrare. Io li ringrazio ad uno ad uno per il calore, la simpatia e l’interesse mostrato! Ciao Valcamonica!!!
LA CHIESA DI SANT’ANDREA
Fa da sfondo a Piazza della Repubblica la chiesa di Sant’Andrea, una delle più importanti sedi civili e religiose della città, dove si stipulavano patti, alleanze, si creavano vescovi e cardinali, si compivano atti del Comune e dove sono stati ospitati diversi personaggi illustri: Innocenzo III che vi bandì la quarta Crociata (1201) o Martino IV incoronato papa (1281) alla presenza di Carlo d’Angiò.
E’ costruita su un antico tempio etrusco, al quale si sovrappose una basilica paleocristiana del VI secolo, come testimonierebbero i muri in grandi blocchi di tufo riportati alla luce e i resti del pavimento originario a mosaici geometrici, sotto la chiesa attuale in un palinsesto che va dal villanoviano al basso medioevo.
La chiesa attuale appartiene al XII secolo, viene rimaneggiata nel XIV secolo e in parte ai primi del XVI secolo.
Nel 1926 subisce il restauro totale della facciata, con la ricostruzione anche della torre dodecagona, su cui si aprono strette bifore e dove vengono posti numerosi stemmi e il coronamento merlato; col restauro sono inserite in facciata anche la scultura della lunetta del portale e la vetrata del rosone.
L’interno è suddiviso in tre navate da otto colonne monolitiche di granito orientale (materiale di recupero del II secolo) con capitelli cinquecenteschi, ha copertura a capriate e vi si notano: il pulpito cosmatesco con le decorazioni a mosaico; il Sepolcro Magalotti del XIV secolo, di puro stile gotico, eseguito da scultori seguaci di Arnolfo di Cambio e recante sul fondo un affresco di scuola senese con la Madonna e Figlio; un brano di affresco Figura maschile tra paraste, di scuola del Signorelli (XV scolo), un altare ligneo attribuito a Ippolito Scalza, una tela di Cesare Nebbia con l’Annunciazione e numerosi gli affreschi o gli avanzi trecenteschi di scuola orvietana.
Per visitare la Chiesa di Sant’Andrea, gli scavi e per VISITE GUIDATE a ORVIETO contattami!
IL DUOMO DI ORVIETO
Il Duomo di Orvieto, dedicato a S. Maria Assunta, è una tra le più grandi realizzazioni dell’architettura medievale italiana. Nel 1290 viene posta la prima pietra, alla presenza del papa Niccolò V e ben presto furono innalzate navate e transetto sovrapponendo, senza soluzione di continuità, filari bianchi di travertino e neri di pietra basaltica. Nel 1310 circa, la nomina di Lorenzo Maitani come direttore dei lavori, pone le basi per una trasformazione progettuale, con l’aggiunta dei contrafforti e di sei archi rampanti esterni in corrispondenza del transetto. Sempre del Maitani è il progetto dell’imponente facciata tricuspidale. Dopo alcuni anni la morte del Maitani, i lavori della facciata proseguono con l’intervento di altri artisti come Andrea Pisano (1347-1348) o Andrea Orcagna (1358-1362) a cui si deve lo splendido rosone, a doppio giro di colonnine e archi intrecciati, recante al centro la testa del Redentore. Gli angoli del quadrato in cui è iscritto il rosone sono ornati dalle figure dei quattro Dottori della Chiesa e lungo i margini sono collocate 52 teste a rilievo del XIV secolo. Ai lati le trecentesche statue marmoree dei dodici profeti.
Negli anni 1451-1456 Antonio Federighi disegna e realizza un ordine di dodici nicchie rinascimentali sopra il rosone per risolvere lo squilibrio della proporzione della facciata a seguito della costruzione dello stesso da parte dell’Orcagna e dove verranno poste le statue in travertino degli apostoli.
Le guglie sulle quattro colonne verranno innalzate tra il 1505 e il 1607.
La facciata del Duomo di Orvieto viene concepita come una straordinaria sintesi di architettura e arti decorative, che contribuisce in maniera equilibrata alla formazione di un’opera d’arte unitaria. Quattro pilastri a fascio si innalzano da uno zoccolo di robusti piloni e terminano in un coronamento di guglie. Si aprono tre ricchi portali e sopra di essi tre cuspidi raggiungono una loggetta ad archi trilobi che divide orizzontalmente la facciata. La parte superiore, con al centro il rosone, termina ripetendo il motivo delle tre cuspidi.
Nel 1320-30 vengono realizzati i bassorilievi che ornano i quattro pilastri di base della facciata, con grande ricchezza di particolari.
Nel primo pilastro sono rappresentate le Storie della Genesi, con scene realistiche che si leggono dal basso in alto e da sinistra a destra: dalla creazione del mondo e dell’uomo, a quella di Eva, alla vita nell’Eden, al peccato originale fino all’uccisione di Abele a la raffigurazione delle arti del Trivio e del Quadrivio. Sul secondo pilastro sono ancora rappresentate Scene del Vecchio Testamento, con la raffigurazione dell’albero di Jesse, ai cui piedi è lo stesso Jesse che dorme. Nel terzo pilastro si narrano le Storie del Nuovo Testamento con, in basso, Abramo che dorme e profeti. Dal terzo registro si susseguono le Storie della vita di Cristo, dall’Annunciazione al Noli me tangere. Nel quarto pilastro è narrato il Giudizio Universale, con in altro il Cristo giudice tra gli Apostoli e i Profeti; in basso la Resurrezione e la discriminazione tra i Reprobi condannati alle pene dell’Inferno e gli Eletti che si avviano verso il Paradiso, anticipati dal corteo di Santi e Sante.
Sopra i pilastri sono poste le statue in bronzo dei quattro Evangelisti, attribuite a Lorenzo Maitani, così come viene identificato il Maitani l’autore dei bassorilievi del quarto e del primo pilastro.
Le porta bronzea centrale è opera di Emilio Greco e i rilievi raffigurano le Opere della Misericordia (1964-1970). Sulla lunetta si trova il gruppo in bronzo e marmo della Madonna con Bambino, copia di quello del 1325, ora al Museo dell’Opera del Duomo.
Tutta la facciata è arricchita da mosaici, che si sviluppano nei grandi spazi e che secondo il programma iconografico iniziale dovevano illustrare le Storie della Vergine. I primi mosaici (1355-1366) saranno infatti quelli dell’Assunzione nel triangolo sopra il portale centrale (ancora in sito ma rifatto interamente nei secoli) e della Natività della Vergine in quello del portale destro (restaurato anch’esso, mantiene però un gusto trecentesco). Gli altri saranno realizzati in fasi successive alla prima, dal XIV al XIX secolo.
Sui fianchi in pietra bianca e nera si aprono a destra porta di Postierla, portale ogivale probabilmente appartenente alla primitiva chiesa di S. Maria; a sinistra le due porte dei Canonici e del Corporale.
L’interno di forme romaniche è diviso in tre ampie e luminose navate. La grande vetrata absidale fu eseguita da Giovanni di Bonino d’Assisi (1328-1334).
All’inizio della navata centrale è una pregevole acquasantiera in marmo di Antonio Federighi. Lungo le navate furono aperte cinque cappelle con interessanti avanzi di affreschi (XIV-XV secolo) alle quali si addossarono, nel Cinquecento, altari di stucco poi distrutti nei restauri puristi di fine Ottocento.
Si giunge al braccio destro della crociera, da cui si accede alla Cappella Nova o di San Brizio (1408) considerata tra le più alte testimonianze dell’arte italiana. Il ciclo di affreschi che la decora è stato realizzato in parte dal Beato Angelico in collaborazione con Benozzo Gozzoli (1447-49) e in parte da Luca Signorelli (1499-1504) che portò a termine i lavori. Il tema sviluppato è quello del Giudizio Universale. La potenza espressiva, il senso di inquietudine e di meraviglia dati dall’aggrovigliarsi di quei corpi poderosi, fanno degli affreschi del Signorelli il suo capolavoro.
Le pareti della tribuna absidale sono decorate con Storie della vita della Vergine di Ugolino di Prete Ilario (1370-1380).
Dal braccio sinistro della crociera si accede alla Cappella del Corporale (1350-1355), che deve il nome al prezioso Reliquiario, capolavoro dell’oreficeria italiana, decorato con la tecnica a smalto traslucido e destinato a racchiudere il lino insanguinato del miracolo eucaristico di Bolsena.
Sul fondo della navata sinistra è ancora visibile il pregevole e delicato affresco della Madonna con Figlio eseguito da Gentile da Fabriano nel 1425.
PER VISITE GUIDATE A ORVIETO O PER INFORMAZIONI CONTATTAMI
ORARI VISITA DUOMO E CAPPELLA SAN BRIZIO:
FERIALI:
Novembre / Febbraio: 9.30 – 13.00 ; 14.30 – 17.00
Marzo e Ottobre: 9.30 – 18.00
Aprile / Settembre: 9.30 – 19:00
DOMENICA E FESTIVI:
Novembre / Febbraio: 14.30 – 17.30
Marzo, Aprile, Maggio e Ottobre: 13.00 – 17.30
Giugno, Luglio, Agosto e Settembre: 13.00 – 18:30
L’orario può variare per esigenze di culto.
INGRESSO DUOMO E CAPPELLA SAN BRIZIO: € 3,00
VISITARE ORVIETO
Orvieto, l’etrusca Velzna, sorge su di un’enorme piattaforma tufacea alta tra i 20 e i 30 metri e in posizione strategica a cavallo delle principali arterie antiche di scambio tra il Tirreno e le terre padane. Il Duomo, monumento più noto, domina dall’alto la rupe e si offre al visitatore con la sua incantevole facciata.
Il percorso di visita inizia dalla Rocca Albornoz, innalzata per volere del cardinale Albornoz nel 1364, nel tentativo di restaurare il dominio pontificio durante il periodo di permanenza dei Papi ad Avignone. Restaurato nel XV secolo, poi andato in rovina nei secoli, l’interno oggi è adibito a giardino pubblico.
In prossimità dei giardini è il famoso Pozzo di San Patrizio, il cui nome deriverebbe secondo alcuni dall’usanza dei frati serviti di sostare in fondo al pozzo per potersi purificare dalle proprie colpe (a imitazione delle pratiche mistiche del patrono di Irlanda), secondo altri dalla somiglianza con la grotta in cui il santo irlandese era solito ritirarsi in preghiera. Scavato per volontà di Papa Clemente VII nel 1529 su progetto di Antonio da Sangallo il Giovane, doveva garantire un sicuro approvvigionamento idrico della città in caso di assedio. Una singolare struttura cilindrica profonda 62 metri con due rampe, una per la discesa e una per la salita, permetteva di non intralciare persone e animali da soma che si recavano qui per attingere acqua.
Attraverso Via Postierla si raggiunge la luminosa Piazza del Duomo, per ammirare una tra le più grandiosi realizzazioni architettoniche medievali in Italia. Il Duomo di Orvieto (dedicato a S. Maria Assunta) fu voluto da papa Niccolo IV nel 1290 per conservare il famoso corporale di lino insanguinato a seguito del miracolo eucaristico avvenuto a Bolsena nel 1263. Fra Bevignate da Gubbio fu certamente il primo direttore dei lavori della costruzione, ma è con gli interventi del senese Lorenzo Maitani che si configura il nuovo impianto gotico. Sua è la splendida facciata cuspidata divisa in tre zone da quattro grossi piloni scanalati, decorati a basso ed alto rilievo da marmi con raffigurazioni del Vecchio e Nuovo Testamento, mentre altri illustri artisti finirono di impreziosire il prospetto del tempio sacro. L’interno, rinnovato sul finire dell’Ottocento con interventi fin troppo distruttivi, è formato da tre ampie e luminose navate. Dal braccio destro della crociera si accede alla notevole e notissima Cappella di San Brizio (1408-44), tra le più alte testimonianze della pittura italiana, rivestita di affreschi del Beato Angelico, di Benozzo Gozzoli e di Luca Signorelli, che qui realizza il capolavoro del Rinascimento italiano. Il tema sviluppato è quello del Giudizio Universale. Nel braccio sinistro della crociera si apre invece la Cappella del Corporale (1350-55), costruita appositamente per conservare la tovaglia di lino macchiata di sangue nel miracolo di Bolsena. Il reliquiario, un tempo destinato a racchiudere il corporale, coperto da placche d’argento, parti dorate e smalti lucenti, è uno dei capolavori dell’oreficeria italiana.
Percorrendo Via del Duomo, tra botteghe, negozi di prodotti tipici e locali caratteristici, si giunge di fronte alla Torre del Moro, medievale torre civica e da qui a Piazza della Repubblica, probabile antico foro etrusco e romano, in cui si affaccia il grandioso Palazzo Comunale, costruito nel Duecento e rinnovato nel XVI secolo su progetto di Ippolito Scalza.
Fa da sfondo alla piazza la Chiesa di S. Andrea, primitivo edificio paleocristiano eretto sui resti di un’area sacra etrusca. La chiesa attuale, appartenente al XII secolo, viene rimaneggiata e rifatta tra XIV e XVI secolo, mentre risale al 1926 il restauro della facciata e della medievale dodecagona torre campanaria ad essa accostata. L’interno, diviso in tre navate da colonne di granito orientale di recupero, ospita numerosi affreschi di scuola orvietana del XIV e XV secolo, un pulpito con decorazioni esterne a mosaico e il monumentale sepolcro dei Magalotti, opera di seguaci Arnolfo di Cambio.
Posta ad un’estremità della rupe si trova la fortificata Chiesa di San Giovenale, uno dei più suggestivi e antichi edifici medievali di Orvieto. L’interno romanico diviso in tre navate da colonne di tufo, ricoperte da un vasto ciclo di affreschi del XII e XIV secolo.
Tornati a Piazza del Duomo si può completare il giro con la visita ai musei che vi si affacciano: il Museo Claudio Faina, frutto del collezionismo archeologico di famiglia; tra numerosi oggetti relativi in gran parte alla civiltà etrusca e greca, vi si conserva la Venere della Cannicella, singolare statuetta in marmo greco databile al 530 a. C. e ritrovata presso il santuario dell’omonima necropoli. Il Museo Archeologico Nazionale, allestito nel primo Palazzo Papale, espone materiali provenienti in gran parte dalle necropoli etrusche e italiche del territorio orvietano; da segnalare le originali pregevoli pitture staccate dalle Tombe Golini nella necropoli di Settecamini.
Palazzo Soliano ospita al piano terra il Museo Emilio Greco, con una raccolta di opere donate alla città dall’artista siciliano.
Il Museo dell’Opera del Duomo contiene importanti opere pittoriche, sculture e arredi sacri provenienti dal Duomo e da alcune donazioni private, tra cui il prezioso Reliquiario della testa di San Savino, il Polittico con la Madonna e Santi e la Maestà di Simone Martini, la tavola con la Maddalena di Luca Signorelli e la grande Maestà rimossa dal timpano del portale centrale del Duomo.
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